Non segna il tempo, ma la sua imprecisione. About time appunto.
L'orologio da tavolo di Sander Mulder.
It doesn't mark time, but its vagueness. About time, a perfect name for it. A table clock, by Sander Mulder.
Un disco che rotea su un piano. Nessuna lancetta, nessun ticchettio. La parte tonda che lambisce la superficie piana descrive all'incirca che ore saranno. Grazie ad una lunga e infinita scritta che ne decora la circonferenza.
"...dovrebbero essere più o meno le otto, ma se tu lo desideri, possono essere le nove, dopodichè si andrà verso le dieci, e inevitabilmente già inizi a pensare che sono le undici, ma ecco che invece realizzerai essere le dodici e prima ancora di accorgetene sono già arrivate le una,..."
Non indica le ore dunque, ma sembra prendere in giro chi lo contempla, raccontando in modo canzonatorio, il trascorrere delle ore.
Un orologio per chi non ha fretta quindi, per chi non ama la precisione, ma trova il tempo per riflettere sulla dimensione temporale della vita.
Un invito alla calma, al riappropriarsi del proprio tempo e di sè.
Like a dishthat twirls around a table. It has no hands, no tic tack.
The rounded side touches the plain surface and tells you around what time it is. Thanks to a long and endless sentence drawn on its perimeter.
"...it should ne more like around eight, but if you want it could be nine, and then it will proceed to ten, and inevitably you think it's eleven, and then you'll realize it's twelve, but before you know it, it's one..."
It doesn't tell the time, but it seems to mock those who gaze at it, telling tongue in cheek the time elapse.
A clock for who is not in a hurry, for who doesn't love precision, but find the time to think about time-space and life.
An invitation to take it easy and to take back your own time.
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