Nasce una nuova idea di città. La città del futuro quale "luogo comune", ove ritornare. A Festarch 2011, il Festival Internazionale dell'Architettura.
Si è appena concluso Festarch 2011, il Festival Internazioanle dell'Architettura, svoltosi dal 2 al 5 giugno in Umbria, tra le dolci colline di Assisi e Perugia. E non è un caso se siano state scelte proprio queste terre del silenzio e della meditazione, quale luogo di incontro per immaginare e progettare la città del futuro, la città ideale.
Quattro giorni di dibattiti, incontri, progetti e lezioni magistrali sullo sviluppo futuro e politico delle società urbane del mondo.
Nomi illustri dell'architettura come Stefano Boeri, ideatore e curatore dell'iniziativa, Rem Koolhaas, Peter Eseiman, Peter Cook, Yona Friedman, del design come Enzo Mari, Alessandro Mendini e dell'arte contemporanea come Maurizio Cattelan e Hans Ulbrich Obrist, hanno presentato e discusso le loro idee circa i più grandi progetti planetari. E li hanno condivisi con filosofi, politici ed imprenditori. E con la gente comune.
Tutte le tavole hanno ruotato attorno al tema oggetto dell'evento: Città - Anticittà. Ovvero fare città nell'epoca della dissipazione urbana.
Sin dagli albori della storia l'uomo ha sempre cercato l'aggregazione. Nel corso dei secoli ciò si è concretizzato inizialmente in una piazza, l'agorà, e in una città che le si è sviluppata attorno. La città è sempre stata pertanto il fulcro dello sviluppo della società umana.
Tutte le tavole hanno ruotato attorno al tema oggetto dell'evento: Città - Anticittà. Ovvero fare città nell'epoca della dissipazione urbana.
Sin dagli albori della storia l'uomo ha sempre cercato l'aggregazione. Nel corso dei secoli ciò si è concretizzato inizialmente in una piazza, l'agorà, e in una città che le si è sviluppata attorno. La città è sempre stata pertanto il fulcro dello sviluppo della società umana.
Oggi viviamo in un'epoca in cui la città ha confini indefiniti. Perchè sgretolati dalla continua proliferazione di Anticittà.
L'Anticittà è il rifiuto della città quale centro abitativo aggregato, è la tensione culturale e sociale che spinge alla ricerca di nuove identità, di nuovi spazi incontaminati da occupare.
L'Anticittà è in netta contrapposizione alla spinta aggregativa della città.
L'Anticittà avanza inarrestabilmente al di fuori della città, cercando in modo sregolato e del tutto indefinito nuovi territori, edificando su aree un tempo destinate all'agricoltura e alla natura, dando luogo ad agglomerati isolati, monoidentitari, per nulla integrati con la città.
Ciò che ne deriva è la dissipazione della vita stessa dei centri urbani, che perdono la loro centralità a favore di tante piccole digregate isole, determinando conseguentemene il deterioramento delle relazioni tra individui e diverse comunità e una sempre minor condivisione di beni e servizi comuni. In un due sole parole: lo sgretolamento sociale.
Ma l'Anticittà è pur vero una forza inevitabile, intrinseca allo sviluppo della moderna società urbana. E' una forza disgregante. Ma è una forza vitale, una forza essenziale del fare città. Perchè convoglia energie sociali.
Il progetto è quello di individuare le numerose Anticittà in via di formazione, di conoscerle e capire come si muovono. Per poterle governare e riportare ad una integrazione con la città, attraverso una progettazione globale e condivisa del territorio.
L'Anticittà è il rifiuto della città quale centro abitativo aggregato, è la tensione culturale e sociale che spinge alla ricerca di nuove identità, di nuovi spazi incontaminati da occupare.
L'Anticittà è in netta contrapposizione alla spinta aggregativa della città.
L'Anticittà avanza inarrestabilmente al di fuori della città, cercando in modo sregolato e del tutto indefinito nuovi territori, edificando su aree un tempo destinate all'agricoltura e alla natura, dando luogo ad agglomerati isolati, monoidentitari, per nulla integrati con la città.
Ciò che ne deriva è la dissipazione della vita stessa dei centri urbani, che perdono la loro centralità a favore di tante piccole digregate isole, determinando conseguentemene il deterioramento delle relazioni tra individui e diverse comunità e una sempre minor condivisione di beni e servizi comuni. In un due sole parole: lo sgretolamento sociale.
Ma l'Anticittà è pur vero una forza inevitabile, intrinseca allo sviluppo della moderna società urbana. E' una forza disgregante. Ma è una forza vitale, una forza essenziale del fare città. Perchè convoglia energie sociali.
Il progetto è quello di individuare le numerose Anticittà in via di formazione, di conoscerle e capire come si muovono. Per poterle governare e riportare ad una integrazione con la città, attraverso una progettazione globale e condivisa del territorio.
Solo così è possibile tornare al concetto di città quale luogo di aggregazione e condivisione, quale vero "luogo comune".
Solo così si può immaginare la sostenibile leggerezza dei "luoghi comuni" del futuro.
La prima pietra della città del futuro è stata posta a Festarch.
Stefano Boeri, ideatore e curatore di Festarch 2011 |
No comments:
Post a Comment