Eccola lì, tutta intenta a battere sulla tastiera di quella che una volta era una macchina da scrivere, oggi un pc, con quelle dita lunghe e affusolate che evocano il tic tac rumoroso e frenetico dei tasti. E' la silhouette di una signorina speciale: la dattilografa della Kores.
Nell'Italia degli anni '60 era lì, a far capolino tra altre insegne luminose che si affollavano in modo confuso sui tetti dei palazzi più alti, nelle piazze più importanti delle città, a rappresentare l'Italia operosa del boom economico. Lei, l'insegna luminosa sempre accesa ed operosa, che accompagnava al lavoro milioni di italiani e li salutava la sera al loro ritorno fino a casa.
Con il suo neon rosso che ne delineava curve e carattere.
Simbolo ed evocazione delle segretarie tuttofare, della carta carbone e delle bobine dei nastri bicolore. Ricordo di un'epoca e di una società immersa nel lavoro e che aveva gioiosi occhi di speranza verso il futuro.
Ora è scomparsa. Da ormai dieci anni. Rimasta come logo aziendale, rivistato in chiave moderna da quella grande azienda svizzera di cancelleria e prodotti per l'ufficio che l'ha resa leggendaria. Una nostalgia.
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